Dal Corriere della sera: “Noi giovani, in fuga dalla politica”

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di Andrea Laffranchi 

Una «passione» che attira solo 6 ragazzi su 100. Primo partito tra gli under 30: quello del non voto.
Alla parola politica i giovani scappano. Il Sessantotto con le assemblee piene di studenti è lontanissimo e anche se lo scorso autunno la riforma voluta dal ministro Gelmini ha risvegliato qualche movimento di protesta, i teenager restano freddi. La sensazione è confermata dai dati. Secondo una ricerca del Centro studi Minori&Media, che ha coinvolto un campione di 1505 studenti fra i 14 e i 20 anni, soltanto 6 ragazzi su 100 si sentono molto attratti dalla politica a fronte dei 61 che rispondono di interessarsi poco o per niente. La maggiore età, quindi il diritto al voto, non fa variare le percentuali, mentre i maschi si dicono più coinvolti dalle femmine e i liceali più dei compagni degli istituti tecnici.

«Oggi è l’emozione a guidare i giovani — spiega Giuseppe De Rita, sociologo e presidente del Centro studi Censis — e mi sembra difficile oggi emozionarsi per i destini del Pd o della Pdl… Fino a 15 anni fa la partita politica era ideologica, era passione, scontro magari anche fisico su visioni del mondo. Oggi mi sembra solo esercizio del potere». Sfiduciati, disinformati e forse anche un poco ignoranti: la maggioranza (52,7%) non sa cosa significhi par condicio, solo il 19,6% capisce l’espressione «porre la fiducia», il 18,9% sa da chi viene eletto il presidente della Repubblica, il 43,5% sa che le elezioni primarie sono quelle in cui si sceglie il candidato di un partito e per un 1,6% di comici involontari sono quelle in cui votano solo quelli che hanno fatto la scuola primaria. Non è sorpreso il sociologo Domenico De Masi: «Non è un cattivo segno. Io saprei come far amare la politica ai giovani, ma queste sono cose inutili da sapere visto che poi che vinca Berlusconi o Prodi non cambia nulla». Fra il serio e l’ironico aggiunge: «”Porta a porta” sta agli antipodi degli interessi dei giovani. Che sono mentalmente pigri, non in senso negativo ma perché puntano a risparmiare energie e a non affastellare la mente. Ho 70 anni e ai miei tempi dovevi conoscere 4 modelli di Vespa e 2 di Lambretta, oggi solo per parlare di computer con gli amici devi avere cento informazioni ». Gli erroracci ci sono anche sull’abc, come l’identificazione delle formazioni politiche: solo il 54% riesce a collocare Berlusconi esattamente nello schieramento di centrodestra e il 57,3% mette Veltroni nel centrosinistra (vince Bertinotti, il più identificato che viene piazzato a sinistra dal 60,9%). Va meglio con Barack Obama: il 90% sapeva che era uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti, ma un 5% ha messo nella rosa personaggi improbabili come il premier inglese Tony Blair, il magnate dei computer Bill Gates e il defunto Robert Kennedy. Il fenomeno Obama può aiutare? «In tutti i Paesi sviluppati la politica non interessa ma lui ha saputo giocare con le emozioni. In Italia al massimo c’è Berlusconi che, sebbene non sappia suscitare emozioni, da buon comunicatore le sa cavalcare », dice De Rita.

Mtv Lab, centro studi interno alla rete musicale, ha numeri ancora più preoccupanti: intervistando 200 ragazzi fra i 15 e i 34 anni ha scoperto che il 92% degli intervistati non si fida dei politici e il 90% non andrebbe a votare se domani ci fossero le elezioni. L’unica a salvarsi è l’Unione europea che ha la fiducia del 52% del campione. Gli under 30 evitano partiti e istituzioni? Ecco la soluzione. Un logo bello tondo come si usa dai tempi di Dc e Pci, un simbolo con un indice sollevato, uno slogan che recita «Tocca a noi. Le cose non vanno. Cambiamole ora». Quella di Mtv è un’iniziativa senza precedenti per una televisione: una proposta di legge popolare scritta dai ragazzi e portata in Parlamento dopo aver raccolto, come prevede la Costituzione, 50 mila firme.

Mtv si butta in politica? «No. Non è il nostro compito. Sarebbe sbagliato leggerla così. La politica è soltanto l’interlocutore finale di questo processo. Tutto è nato pensando a un modello di società partecipativa: vogliamo far capire ai ragazzi che si può incidere sulla propria vita facendo sentire la propria voce», chiarisce subito Antonio Campo Dall’Orto, fondatore di Mtv Italia e vicepresidente mondiale della corazzata televisiva.

Tutto è partito a novembre, sul sito della rete. «Tocca a noi» ha chiesto ai navigatori di scegliere un tema sul quale avrebbero voluto scrivere una nuova legge. In poche settimane hanno votato in 300 mila e Scuola e Università hanno vinto con il 37% dei clic, prevalendo su Lavoro, Ambiente e Accesso alla politica. Ora parte la fase «legislativa». Tre università italiane — Cagliari, Bologna e Milano Bicocca — elaboreranno tre testi da sottoporre via internet a discussione, emendamento (in stile wiki) e voto. Quindi la raccolta firme, ci sono già 3 mila volontari («È il dato che ci colpisce di più», spiegano a Mtv) e l’approdo «istituzionale ». «Se il meccanismo democratico funziona, speriamo ci sia attenzione da parte del Parlamento. Magari non verrà approvata la legge, ma sarebbe brutto non essere ascoltati», aggiunge il manager.

«Tocca a noi» ha già un primo sostenitore «nobile». «Il nostro Paese ci ha portato a credere che non ci sia la possibilità di cambiare e questa è una delle più grandi sconfitte della nostra società», ha detto Jovanotti presentando il progetto in una scuola di Milano. E ha aggiunto: «Noi possiamo cambiare le cose: è sbagliato pensare che non succederà nulla, che tutto rimarrà come prima, è questa la vera sconfitta. Le cose si possono cambiare con l’azione di ciascuno di noi». Ma sono molti altri i personaggi del mondo dello spettacolo ad essersi fatti fotografare con il cartello «Tocca a noi» in mano, manco fossero manifestanti in piazza: Michelle Hunziker, Cesare Cremonini, Maria Grazia Cucinotta, Irene Grandi, Luca Argentero, Victoria Cabello, J-Ax e Filippo Timi. «I ragazzi pensano che non valga la pena agire — prosegue Campo Dall’Orto —. La vera ragione di questa iniziativa è la volontà di muovere i comportamenti e le persone. In passato abbiamo fatto campagne per muovere le coscienze, ma abbiamo visto che poi la voce dei ragazzi non veniva rappresentata. Non esiste nella politica una prospettiva di società per chi ha meno di 20 anni».

tratto da: corriere.it

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