Cantiere Italia. Quando lo sviluppo è una corsa a ostacoli

giulio_napolitano.gifPresentati a Roma le evidenze del V Nimby Forum che descrivono un Paese bloccato, in preda alle opposizioni dei cittadini, alle lungaggini burocratiche, allo scollamento della politica insieme a un farraginoso sistema giuridico. (nella foto Giulio Napolitano, uno dei curatori del volume “E’ possibile costruire infrastrutture in Italia?” edito da Il Mulino)
 
Nucleare, infrastrutture, competenze decisionali: questi i temi al centro del dibattito del Convegno nazionale Nimby Forum che si è tenuto a Roma il 16 febbraio. Giunto ormai alla sua V edizione, il Nimby Forum dal 2004 si occupa dell’analisi del fenomeno delle contestazioni territoriali alle grandi opere, noto sotto il termine Nimby (not in my back yard – non nel mio giardino), e che gestisce oggi l’unico database completo delle opere di pubblica utilità che subiscono opposizioni in Italia.

Il fenomeno, in continua crescita, come testimoniato dai 283 casi di impianti contestati rilevati nel 2009, ha nel corso degli anni mutato e ampliato le sue caratteristiche: dalle opposizioni dei cittadini preoccupati per il proprio territorio e la propria salute, il fenomeno si è allargato fino a diventare un terreno di scontro tra diversi schieramenti politici e persino tra istituzioni centrali e locali.

Obiettivo dell’evento, quindi, era riflettere per superare l’impasse in cui versa il “cantiere Italia”. L’assenza di regole certe, la mancanza di processi partecipativi contribuiscono sicuramente ad alimentare l’incomunicabilità tra i diversi stakeholder. Qualunque analisi legata alla realizzazione di un’infrastruttura abbandona il campo di una valutazione di merito per entrare nel quadro del dibattito ideologico, basato su giudizi di valore, trasformando le contestazioni, sane espressioni di partecipazione democratica, in oggetto di strumentalizzazione ai fini della creazione di consenso politico. Il fenomeno si va così trasformando da Not in my back yard a Not in my term of office (Non durante il mio mandato).

Ricco il parterre degli ospiti intervenuti. Ai saluti iniziali del Presidente dell’Associazione Aris – Nimby Forum, Alessandro Beulcke – che ha presentato la pubblicazione completa dei dati della V edizione dell’Osservatorio – hanno fatto seguito gli interventi di:

Giulio Napolitano, docente di Diritto pubblico, Università Roma Tre che ha sottolineato la necessità di introdurre procedure di dibattito pubblico sulla scorta del modello francese in cui alla istruttoria tecnica segue la consultazione popolare;
Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti – Politecnico di Milano che ha evidenziato il ruolo determinante della valutazione politica che sta alla base di ogni decisione finale
Marianella Sclavi, sociologa, che ha spiegato come un meccanismo trasparente, inclusivo e partecipativo agevoli il buon funzionamento della democrazia attraverso un percorso di costruzione e facilitazione del consenso.

Ricca e stimolante la tavola rotonda a cui hanno preso parte: Andrea Fluttero, Segretario Commissione Territorio, ambiente, beni ambientali al Senato; Franco Bassanini, Presidente Cassa Depositi e Prestiti e Presidente Astrid; Luciano Violante, Presidente italiadecide; Mauro Moretti, Amministratore Delegato Ferrovie dello Stato; Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Legambiente; Massimo Averardi, Direttore generale progettazione Anas.

(…) Riportiamo però alcune riflessioni, particolarmente stimolanti per la nostra professione.

“L’Italia è un paese che si presenta come un insieme di istituzioni frantumate – dice Mauro Moretti – la maggior parte delle proteste nasce prima a livello politico locale e solo dopo dalle contestazioni cittadine”.

“E’ necessario avere procedure di partecipazione del consenso regolate in modo da avere la ragionevole certezza di aver dato il giusto spazio a tutte le parti”, spiega Franco Bassanini, che ha poi sottolineato la necessità di istituire un’autorità indipendente, garante di una corretta formazione delle decisioni.

Per superare lo stato di crisi, Luciano Violante, ha suggerito l’istituzione di un osservatorio territoriale supportato nella sua attività da un centro analisi strategica e di ricerca istituito presso il Cipe e da una struttura di missione organizzata per la costruzione di ogni opera.

“Affinché la sindrome Nimby non diventi sindrome Masaniello è necessario che gli amministratori siano affiancati da esperti di comunicazione” questo il commento conclusivo di Andrea Fluttero cui ha risposto la Sclavi affermando che “la comunicazione efficace è soprattutto ascolto e coinvolgimento”.

Nei prossimi giorni il nostro sito ospiterà commenti e riflessioni (si sono già candidati il Gruppo di lavoro sul Nimby, appunto, e il CentroStudi Ferpi) per continuare nel dibattito aperto con grande qualità dall’esperienza del Nimby Forum e della discussione intervenuta in occasione della presentazione della sua V edizione.

autore: Patrizia Sterpetti

fonte: ferpi.it

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