“Monte Paschi è solo una questione di finanza malata”.

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di Andrea Baranes*

La vicenda Monte Paschi di Siena da alcuni giorni riempie le pagine dei giornali. Articoli che chiamano in causa comportamenti spregiudicati, l’ingerenza della politica, un sistema di potere “occulto” e via discorrendo.

Verrebbe da dire magari fosse così. Perché parleremmo di alcune proverbiali mele marce in un sistema sano. Come avviene da diversi anni per ogni singolo scandalo e crisi che investe il mondo bancario e finanziario ci sentiamo ripetere che singole persone in posizione chiave si sono fatte abbagliare dalla cupidigia e hanno violato le regole del gioco.

E invece no. Lo scandalo Monte Paschi nasce dal seguire alla lettera le possibilità attualmente offerte dalla finanza. Ancora peggio. Dall’utilizzo di strumenti, procedure e meccanismi che interessano la gran parte del sistema bancario e finanziario.

Cos’è successo? In attesa di conoscere i dettagli della vicenda (se mai emergeranno), capiamo i meccanismi di funzionamento. Negli scorsi anni Monte Paschi si lancia in una serie di operazioni rischiose. Trading sui mercati finanziari per moltiplicare i profitti, la scalata a banca Antonveneta a un prezzo molto elevato, e via discorrendo. Poco importa la natura di queste operazioni, il fatto è che non vanno come sperato, e la banca accumula delle perdite.

Il problema è che quando si pubblicano i bilanci, gli azionisti non sono per niente contenti di vedere delle perdite. Vogliono dei profitti, anche sostanziali, altrimenti si arrabbiano con i manager e riducono loro gli stipendi e i bonus. E allora cosa si fa? Semplice, si “aggiusta” il bilancio per farlo sembrare migliore di quanto non sia in realtà.

Ho un debito di 100 euro con un mio amico, ma non voglio che si sappia in giro. E allora mi metto d’accordo con questo mio amico. Facciamo una scommessa. Io non gli devo più ridare i 100 euro, ma se entro tre anni il Frosinone non vince scudetto e Champions League dovrò restituirgliene 500. E’ una follia, mi direte. Le possibilità sono praticamente nulle e invece di dovergli 100 euro avrò un debito di 500. Si, ma per me l’importante è il breve termine. Oggi posso dire in giro di non avere debiti, posso mostrare un bilancio scintillante. E il mio stipendio è legato a quanto brillano i miei numeri.

Tutto qui. In pratica la banca aveva un debito che grazie a un contratto derivato ha “spostato” su altre banche. Se e quanto questo debito riapparirà sui bilanci di Monte dei Paschi dipende da complicatissimi calcoli finanziari. Rimane il fatto che le grandi banche d’affari che costruiscono e vendono i derivati non sono delle sprovvedute. Nell’immediato hanno tolto dai bilanci di Monte Paschi il debito, ma nel medio periodo le possibilità che sia la banca senese a vincere non sono forse tanto distanti da quelle di vedere il capitano del Frosinone alzare la Champions League da qui a tre anni (se vi interessa il linguaggio tecnico, Monte dei Paschi ha sottoscritto dei derivati chiamati swap che consentono lo scambio di due flussi di cassa, tipicamente un debito a tasso fisso con uno a tasso variabile).

Se in qualche modo questo meccanismo vi suona familiare, il principio è esattamente lo stesso dei derivati venduti agli enti locali in Italia, che hanno recentemente visto la condanna di quattro grandi banche nel processo contro il Comune di Milano. E’ esattamente lo stesso usato dalla Grecia per “abbellire” i bilanci pubblici ed entrare in Europa. E’ esattamente lo stesso usato da una buona parte delle grandi banche per fare sparire sotto il tappeto dei debiti subito prima di dovere pubblicare i bilanci semestrali. In questo modo il top management della banca mostra profitti a due cifre, gli azionisti sono contenti e i bonus si gonfiano.

Non sono poche mele marce, non è un abuso, non è uno scandalo e non è l’ingerenza della politica. E’ il normale funzionamento di questo sistema finanziario. Per favore, smettiamo di parlare di uno “scandalo Monte dei Paschi”. E’ questa finanza ad essere scandalosa. Non bisogna cambiare pochi manager che hanno tradito la fiducia dei risparmiatori. Bisogna cambiare, radicalmente, le regole del gioco dell’intero sistema finanziario. Introducendo una tassa sulle transazioni finanziarie, dei limiti e controlli sui derivati e via discorrendo. Come primo passo, come clienti scegliamo quelle banche che sostengono l’economia reale, e non affidiamo i nostri risparmi a chi se li va a giocare sul Frosinone campione d’Europa da qui a tre anni.

*Presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica

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