Quel valore della prossimità nelle banche popolari

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di Giuseppe de Lucia Lumeno*

E’ recente la notizia secondo cui le esportazioni di merci delle imprese italiane riunite nei 156 distretti industriali individuati dall’Istat sono cresciute per il sedicesimo trimestre consecutivo. In particolare, dall’analisi condotta sulla performance di queste aziende le cui produzioni sono rivolte ai mercati esteri, risulta che l’export è cresciuto in un anno del 6,1% contro un incremento del 3% registrato dalle imprese che operano al di fuori dei distretti industriali e superiore anche a quanto evidenziato dal sistema imprenditoriale tedesco.

Questi dati confermano come già ora molte aziende italiane si siano attrezzate per affrontare l’aumento della domanda estera e recuperare importanti margini di visibilità in un mercato sempre più concorrenziale investendo notevoli risorse per migliorare e rendere sempre più originali e qualitativamente distinguibili le proprie produzioni. Se sotto questo punto di vista è possibile quindi registrare un miglioramento importante dell’attività produttiva, notevoli difficoltà permangono, tuttavia, per tutte quelle imprese la cui offerta è rivolta al mercato italiano vista l’estrema debolezza della domanda interna.

Le Banche Popolari, per la loro innata vocazione di banche del territorio, da sempre svolgono la loro attività creditizia proprio per supportare il più possibile le realtà produttive locali, favorendo sia l’espansione delle aziende che hanno bisogno di ampliare la propria presenza sui mercati internazionali e sia offrendo sostegno anche a quelle che, invece, continuano ad evidenziare difficoltà perché maggiormente dipendenti dal mercato domestico. Questa mission che viene portata avanti dalle Banche Popolari è supportata da dati concreti.

Innanzitutto, le Popolari storicamente si sono sempre dimostrate anticicliche ed hanno confermato questa tendenza anche nel corso dell’attuale fase di crisi che perdura con alti e bassi ormai dall’autunno del 2008. Il credito erogato da questi istituti, infatti, segue meno le fasi del ciclo economico contribuendo alla stabilizzazione dell’economia, al contrario di quanto fatto da altre banche che non essendo radicate sul territorio sono portate ad erogare più credito nei momenti espansivi dell’economia, salvo poi ridurre considerevolmente il flusso dei finanziamenti incentivando e stimolando così le oscillazioni e l’instabilità del sistema economico.

Ma non è solo questo che differenzia una banca popolare da un’altra banca che non rientra nell’ambito delle banche del territorio. Se prendiamo in considerazione i 686 sistemi locali del lavoro elaborati dall’Istat, ossia aggregazioni di comuni basate sull’autocontenimento dei flussi di pendolarismo (classificazione da cui derivano anche i distretti industriali), troviamo che la presenza delle Popolari si concentra soprattutto nelle aree dove prevale la presenza delle piccole e medie imprese (72%), un dato superiore a quanto evidenziato dalle altre banche (67%) che concentrano il 33% degli sportelli nelle aree urbane o delle grandi imprese.

Queste differenze sono ancora più evidenti se si esaminano i dati relativi alle grandezze patrimoniali. In particolare, dall’esame dei dati aggiornati a dicembre 2013 risulta che oltre il 72% degli impieghi delle Popolari si concentra in aree di piccole e medie imprese, mentre per le altre banche tale dato è di appena il 35%, meno della metà. Inoltre, anche sul lato della provvista si osservano dati analoghi, con le Popolari che raccolgono il 71,4% dei depositi nelle aree di PMI e il resto del sistema che invece in tale aree concentra solo il 34% del risparmio dei propri clienti.

Una differenza di comportamento evidente, questa appena sottolineata, che mostra cosa significhi veramente essere una banca del territorio e che anche nel caso dei distretti industriali indica una maggiore partecipazione delle Popolari, presenti in questi sistemi locali con il 35% ed il 30% del loro portafoglio crediti e dei depositi, contro un dato per le altre banche rispettivamente del 14% e del 13%.

Proprio per assicurare che i primi segnali di ripresa presenti all’orizzonte possano essere raccolti e resi produttivi, è indispensabile che questo legame tra importanti realtà produttive e creditizie a livello locale possa continuare ad operare se si vuole preservare quel patrimonio che nel corso degli anni la nostra industria manifatturiera ha saputo creare e che ancora oggi permette alle nostre aziende  di svolgere un ruolo di rilievo nei mercati internazionali.

* Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

fonte: L’Occidentale orientamento quotidiano del 6 aprile 2014

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