Come si muove lo Stato sulla sanità

di Luca Foresti – Complexity manager, investor, open discussant, culture building

7 articoli in un DL e 15 in un DDL per provare ad agire sulla sanità Italiana.

Di fatto non ci sono nuove risorse economiche e quindi si tratta di una ridefinizione di come usare quelle già stanziate.

Si usano incentivi su medici e dirigenti per fargli fare cose di interesse pubblico. Quindi si allarga il tempo dedicato alla libera professione degli specializzandi, si indicano premi per chi si comporta bene, remunerazioni più alte per i Sumaisti (SUMAI=sindacato medici ambulatoriali), si danno più soldi agli specialisti di cui c’e’ più bisogno (anestesisti, emergenza urgenza, laboratoristiche). Il tutto senza nessuna risorsa in più, quindi sono regole di ingaggio nuove che portano ad uno spostamento di risorse dall’esistente. L’unica parte diversa è la detassazione al 15% degli straordinari, prevista in 250M€ di entrate in meno all’anno ma che essendo lavoro che non verrebbe fatto in realtà saranno comunque entrate in più per lo stato.

Si cambiano le regole di ingaggio che avevano le istituzioni sanitarie per limitare la spesa, allargando le maglie (ma senza metterci un euro in più). Quindi si permette l’apertura di sabato e domenica, il superamento del tetto di spesa rispetto alle nuove risorse messe nell’anno in SSN per le professioni sanitarie.

Si mettono invece nuovi obblighi per allineare le regioni peggiori a quelle migliori sulle buone pratiche. Quindi si obbliga tutte le regioni ad avere nel CUP (centro unificato prenotazioni) tutte le agende del pubblico e dei privati accreditati. Questo avviene da molti anni in Emilia Romagna e quindi si cerca di portare tutte le regioni alla stessa buona pratica. Se funziona è cosa buona e giusta.

Gli unici soldi in più esplicitamente dichiarati sono 60M€ all’anno dal 2026 sulla salute mentale. Bene. Pochissimi. Troppo in là nel tempo.

Un articolo fondamentale passato sottotraccia ma che a mio parere sarà nel lungo periodo il più rilevante di queste due leggi è quello dove, con la scusa di combattere i cosiddetti “gettonisti” (ovvero l’intermediazione delle cooperative tra SSN e medici) si apre alla libera professione nell’SSN. Ovvero i direttori potranno fare contratti libero-professionali con i singoli medici e infermieri per coprire i bisogni di pianta organica ed erogazione di prestazioni. Si troveranno quindi a lavorare assieme dipendenti e liberi professionisti. E ovviamente ci saranno temi giuslavoristici non-banali successivamente.

Infine ci sono l’istituzione di organi di controllo, monitoraggio, formazione, a livello centrale. L’impressione è che si voglia rafforzare la parte centrale dell’SSN (AGENAS e Ministero) per controllare che le regioni facciano bene il loro mestiere.

Queste norme cercano con piccoli cacciavitini e senza risorse di sistemare una enorme macchina che ha bisogno di una visione nuova e diversa. E in tutto questo non c’è nessuna fiducia in chi oggi gestisce la sanità pubblica, continuando a mettergli ogni forma di regole per fare micro-management dei loro comportamenti.

Il contrario di ogni istituzione che funziona bene, che usa queste semplici regole:

1-Definire gli obiettivi di lungo periodo compatibili con le risorse disponibili

2-Scegliere le persone giuste per raggiungerli, pagandole bene

3-Mettere le risorse necessarie

4-Valutare in modo continuo se gli obiettivi sono raggiunti o meno, premiando se raggiunti, cambiando se non raggiunti

5-Lasciare le persone libere di scegliere il modo con cui raggiungere quegli obiettivi

6-Togli risorse ai peggiori, dalle ai migliori

Ma noi Italiani non ci fidiamo di chi mettiamo al potere. E non vogliamo mai tagliare ai peggiori per dare ai migliori.

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