Un suicidio

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di Claudio Velardi, assessore turismo regione Campania

Da qualche giorno riflettevo sulle sempre più frequenti incursioni della magistratura nella vita politica napoletana: mi sembravano particolarmente anomale. Il procedimento nei confronti di Francesco Nerli per delle cene elettorali certificate e trasparenti. L’accanimento giudiziario verso il Madre, dove – ma neppure è sicuro – sono state commesse delle infrazioni amministrative. Intercettazioni ripescate ad arte e montate in articoli di giornale solo per colpire Bassolino.

Ora, nel corso di una vicenda giudiziaria che lo riguardava, un uomo politico si è ucciso. Non penso che siano lontanamente paragonabili vicende molto diverse tra loro. Non voglio avallare difese di casta di una politica moralmente fragile e spesso non limpida. Non indulgo a teorie complottiste, perché non voglio credere che qualcuno intenda usare la giustizia per dare spallate politiche.

Dico solo che la giustizia deve avere equilibrio, celerità, trasparenza. Non deve mai mostrare accanimento. I magistrati non devono andare in cerca di pubblicità, non devono interpretarsi come paladini del bene, non devono prendere parte alla contesa politica. Non devono fare giustizia. La devono semplicemente amministrare, con equanimità e saggezza.

Abbiamo già vissuto una brutta stagione, agli inizi degli anni ‘90, i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti. Ci siamo ritrovati – grazie a magistrati politicizzati e ad un’opinione pubblica spinta verso l’accanimento giustizialista – con una classe dirigente peggiorata, una vita pubblica anche più degradata, e una scia di tragedie umane.

Non giudico Giorgio Nugnes, che non conoscevo. Ma la notizia di un essere umano che sceglie di togliersi la vita dovrebbe, sempre, affliggere ognuno di noi. E indurci a riflettere sulle nostre azioni.

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